Mi sento come un limone lunare
che non riposa mai.
Si chiamano lunari perché ogni luna butta le sue zagare
senza risparmio, non tutte infruttano –
casca la vecchia foglia dalle nuove,
gialle le deperite, come noi.
Quando si coglie l’ultimo limone
giallo maturo, è verde il piccolo
e affaccia il nuovo fiore, in ogni tempo
senza darci la secca.
Si raccolgono quando non c’è altri
e hanno altro valore.
Arrivano a cent’anni come noi
se si è sinceri, non ci viene il male
si resiste meglio:
a guardare una pianta di lunari
non pare mai inverno”.
Danilo Dolci, Il limone lunare, Bari, Laterza, 1970